Vegolosi

Benessere degli animali acquatici: per la prima volta ci sono delle linee guida

La produzione ittica globale continua ad aumentare, con miliardi di pesci, crostacei e molluschi pescati o allevati prevalentemente a scopo alimentare, che vivono e vengono abbattuti in condizioni di vita sempre più degradanti, senza alcuna normativa che ne tuteli nello specifico il benessere nei processi di cattura, allevamento o abbattimento.

L’Aquatic Life Institute (ALI), organizzazione per il benessere degli animali acquatici, con la fondazione dell’Aquatic Animal Allinace (AAA), ha unito diverse organizzazioni e associazioni animaliste nel mondo, creando per la prima volta delle linee guida sul benessere degli animali acquatici selvatici e d’allevamento.

Protezione e tutela

Fa parte dell’Alliance anche l’associazione animalista italiana, Essere Animali: “i pesci sono essere senzienti – spiegano – in grado di provare dolore, stress e paura, proprio come gli animali terrestri. Per questo motivo meritano di essere protetti e tutelati, intervenendo tempestivamente per eliminare tutte quelle pratiche di cattura e allevamento che costituiscono fonte di immensa sofferenza.”

Dall’inchiesta di Essere Animali: metodi di stordimento e abbattimento, spesso inefficaci, provocano sofferenza e lunga agonia al pesce (Italia)

Cosa prevedono le nuove linee guida

L’obiettivo della Animal Aquatic Alliance è quello di fissare degli standard alti di benessere per gli animali acquatici. Non esiste una definizione legislativa specifica di “benessere” di queste creature e per questo l’istituto ritiene che sia fondamentale un’azione tempestiva, che coinvolga non solo le associazioni ambientaliste e animaliste, ma anche i governi, l’industria e il consumatore. L’Alliance ha definito questi cinque importanti criteri di benessere per gli animali acquatici d’allevamento.

Dall’inchiesta di Essere Animali: stordimento e abbattimento dei pesci, spesso ancora coscienti, in acqua e ghiaccio (Grecia)

Problematiche legate alla pesca di cattura

Simone Montuschi, Presidente di Essere Animali, spiega a Vegolosi.it che “i pesci e gli altri organismi acquatici vittime della pesca soffrono terribilmente a causa dei metodi di cattura e degli strumenti utilizzati. Infatti, durante il processo di cattura subiscono ferite, lesioni e stress” e specifica inoltre che “una volta scaricati a bordo dell’imbarcazione, vengono schiacciati dal peso degli altri pesci.” Non ci sono regolamenti specifici sui metodi di abbattimento e “nella maggior parte dei casi la morte viene in modo accidentale durante la cattura o il processo di lavorazione: si parla di asfissia, immersione in una poltiglia di acqua e ghiaccio, dissanguamento e decapitazione, quando i pesci sono ancora coscienti.”

Gli allevamenti intensivi

A questo proposito, Essere Animali ha documentato già nel 2018 pratiche terribili in diversi allevamenti a scopo alimentare in Italia e Grecia (da cui proviene più della metà delle importazioni di branzini e orate in Italia), grazie all’investigazione in incognito dei propri operatori. Nelle documentazioni video e audio si evidenziano non solo densità elevate e scarsa qualità dell’acqua in cui i pesci vengono allevati, ma anche l’impiego di “tecniche di stordimento inefficaci che comportano una macellazione dolorosa per animali ancora coscienti al momento dell’uccisione.”

La produzione ittica globale secondo la FAO è di 179 milioni di tonnellate, di cui 82 milioni di tonnellate provenienti dall’acquacoltura. Cina, India, Indonesia, Vietnam, Bangladesh, Egitto, Norvegia e Cile sono i maggiori produttori. Dal 1961 al 2017, il consumo globale di pesce è aumentato ad un tasso medio annuo del 3,1%: per intenderci, se nel 1961 si mangiavano annualmente in media 9.0 chilogrammi di pesce a persona, nel 2018 si è arrivati a 20.5 chili.

Dall’inchiesta di Essere Animali: pesci stipati in contenitori pieni di ghiaccio ancora vivi (Italia)

Cosa prevede la legge italiana?

La normativa di riferimento nel nostro paese è quella europea. Nello specifico si parla di Regolamenti, ossia atti legislativi vincolanti, applicati dagli Stati Membri, tra cui l’Italia. Come specifica sempre Simone Montuschi, “la normativa comunitaria è ancora molto limitata e poco applicata e presenta delle serie lacune in termini di disposizioni legislative per la tutela dei pesci nella pesca di cattura e in acquacoltura”. Il Presidente di Essere Animali fa tre esempi:

Il Ministero della Salute ha pubblicato anche un “Manuale per la gestione del controllo del benessere del pesce durante il trasporto su strada” ma non è un atto legislativo vincolante e riguarda unicamente i pesci di allevamento, escludendo “il trasporto di uova embrionate, di pesci ornamentali e di crostacei e molluschi in quanto, questi ultimi, invertebrati, non sono ad oggi, contemplati dalla legislazione.”

Dall’inchiesta di Essere Animali: modalità di trasferimento dei pesci sui mezzi di trasporto (Italia)

Normativa insufficiente e spesso disattesa

La normativa attualmente in vigore non è sufficiente a garantire la tutela degli animali acquatici, non dà una chiara definizione del concetto di benessere di questi animali  e fa spesso riferimento unicamente ai pesci allevati venendo spesso disattesa dagli Stati membri.

L’ha sottolineato la stessa Commissione Europea, secondo la quale i metodi di stordimento e abbattimento messi in pratica sono spesso inefficaci e non rispettano le norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE): una pratica ancora ampiamente usata anche in Italia, documentata anche dall’indagine di Essere Animali, è infatti quella della refrigerazione in acqua ghiacciata, senza stordimento preventivo, seguita da asfissia in ghiaccio.

Dall’inchiesta di Essere Animali: pesci stipati in contenitori di ghiaccio e acqua dopo la pesca all’interno dell’allevamento intensivo in Grecia

Necessario cambiare le nostre abitudini alimentari

Dunque, se da una parte è necessario e urgente trovare metodi di pesca, allevamento, stordimento e abbattimento che rispettino standard di benessere degli animali acquatici e che siano poi effettivamente messi in pratica insieme a controlli più severi e adeguati, è comunque cruciale una maggior consapevolezza da parte del consumatore, insieme alla riduzione del consumo di pesce pro capite e al passaggio a un’alimentazione di tipo vegetale.

Infatti, da questo punto di vista, l’innovazione nel campo alimentare sta iniziando a offrire alternative vegetali al pesce che non compromettano la qualità del prodotto finale, come la Good Catch Food, azienda statunitense da poco presente anche in Europa e Canada, che realizza e vende prodotti a base vegetale che imitano il sapore di quelli ittici, ma che contengono legumi e alghe.

 

Immagine di apertura – Photo by Sebastian Pena Lambarri