Vegolosi

“Addomesticati”: come si sono evoluti gli animali vivendo accanto a noi

Il saggista neurobiologo Richard C. Francis, ci consegna un libro davvero sorprendente che ripercorre la storia della domesticazione di molte specie animali. Dal cane al gatto, dal cammello al cavallo, dalle renne ai roditori, su su fino alle scimmie. Poi, per concludere, a sorpresa, persino l’uomo stesso.

D’altra parte la domesticazione degli animali non è un argomento secondario visto l’importanza che ha avuto per il nostro destino. Ha infatti fortemente agevolato la nostra esistenza e, va detto, inevitabilmente condizionato la loro.

“Senza animali domestici e piante coltivate, la civiltà umana come noi la conosciamo non esisterebbe. Staremmo ancora vivendo a un livello di sussistenza, praticando la caccia e la raccolta.”

Rivoluzioni

Fu proprio quello che la domesticazione portò agli esseri umani a generare la rivoluzione neolitica da cui poi sono nate le innovazioni che ci hanno spinto verso un fulminante progresso portandoci da dieci milioni a sette miliardi di individui. Esagerato? Leggete questo libro e vi ricrederete.

Va detto però che i contorni di come tutto questo sia avvenuto restano incerti. Di sicuro c’è stata la naturale docilità di alcuni animali al centro del fattore selettivo. Una docilità che ha fatto, nel tempo, scaturire negli animali interessati numerose alterazioni anatomiche e comportamentali che spesso sono diventate vere e proprie deviazioni della natura. Francis ne tratteggia comunque l’origine: “Gli scienziati parlano di sindrome della domesticazione: una specie di “pacchetto tutto compreso” da accettare in cambio di un pasto sicuro e di un rifugio gestito dagli umani.” Pasto e rifugio a caro prezzo: quello della sottomissione. “L’uomo si è sostituito alla natura assumendo quasi completamente il controllo del destino evolutivo di queste specie”.  

E allora ecco che gli animali “addomesticati”, sono finiti per diventare parte integrante della nostra società, utilizzati per l’alimentazione, lavori e movimenti, la compagnia e persino la sperimentazione. Francis però non pare particolarmente interessato al lato etico, preferisce seguire il filo evolutivo per farci comprendere come la selezione operata dall’uomo sia stata totalizzante. Soprattutto nel cane. “Le modifiche evolutive apportate dall’uomo si estendono a molte caratteristiche dei cani, a partire dal colore del pelo e della struttura dello scheletro […] ha inciso notevolmente anche sul comportamento. L’aspetto più curioso è che i cani domestici hanno evoluto la capacità di leggere le intenzioni umane”.

Non molto cambia comunque se si guarda gli altri animali. “L’influenza dell’uomo sull’evoluzione di altri animali addomesticati è appena meno impressionante. La placida vacca Frisona, con le sue mammelle ipersviluppate, non assomiglia granché all’imponente uro, e la pecora Merino ha ben poco in comune con il muflone, eppure in entrambi i casi la forma domestica e la forma selvatica discendono da un antenato comune vissuto solo 10.000 anni fa. È parecchia evoluzione in un tempo brevissimo.”

La natura non si cambia

Eppure alla fine l’evoluzione ha una notevole natura conservativa. Per quanto l’uomo possa modificare, a seconda dei suoi interessi, gli animali, non può cambiare quello che l’evoluzione ha stabilito in precedenza: “il pechinese è un lupo smussato, non un organismo progettato da zero a partire dai suoi antenati.”

Addomesticati è un libro importante che analizza anche le possibili spiegazioni per l’ascesa degli esseri umani, passati dall’essere uno dei tanti elementi della fauna africana a dominatori del pianeta con gli effetti che purtroppo tutti conosciamo.  Nel finale una domanda: paradossalmente, ci siamo autoaddomesitcati? È un’ipotesi tutt’altro che campata in aria.

Richard C. Francis
Addomesticati 
Bollati Boringhieri
Euro 25,00