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Menu vegan a scuola: l’interrogazione parlamentare

Sono ormai sei anni che il Ministero della Salute italiano ha stabilito, insieme a Regioni e Comuni, di dare la possibilità di ricevere nelle scuole pasti vegetariani e vegani senza l’obbligo di fornire certificazioni mediche a riguardo. Nonostante questo molti comuni – Roma e Bologna in testa – non prevedono ancora la presenza di menu vegan a scuola, limitandosi a fornire semplici contorni o richiedendo certificati medici per una scelta che medica non è. A fronte di questa situazione è arrivata un’interrogazione parlamentare.

Altri comuni, invece, hanno mantenuto in vigore le proprie linee guida precedenti a quelle nazionali. E’ il caso dell’Emilia Romagna, che segnala come “considerando le perplessità presenti in letteratura circa l’opportunità di offrire una dieta vegetariana e/o vegana in età evolutiva, si ritiene di dover sconsigliare queste diete e si consiglia di valutare l’accettazione o meno delle singole richieste previa richiesta sottoscritta da entrambi i genitori e sottoscrizione di un consenso informato da parte di entrambi i genitori”. A rivelare questa discrepanza è una ricerca LAV (Lega AntiVivisezione) che mostra come comuni quali Ferrara o Rimini pretendano da parte dei genitori la firma di un consenso informato per scarico di responsabilità. Per questo la LAV – forte anche di una sentenza del Tar di Merano del 2015 che ha dato ragione a una mamma che si è rifiutata di avvalorare la propria scelta vegana con un certificato medico – ha chiesto l’intervento del Ministro della Salute in modo che i vari comuni rispettino le linee guida pubblicate nell’aprile del 2010.

L’intervento della LAV è supportato anche dalla deputata del PD Beatrice Brignone, che ha avviato un’interrogazione parlamentare per cambiare la situazione e chiedere al Ministero della Salute “di chiarire con una nota a Regioni e Comuni il dettato delle sue “Linee di Indirizzo Nazionale per la Ristorazione Scolastica” che sono state siglate anche dagli enti locali nella Conferenza Unificata, permettendo così ai bambini vegani di usufruire normalmente del servizio di refezione scolastica e di poterlo fare senza alcuna discriminazione”. Per avvalorare la richiesta, l’interrogazione cita anche i due casi positivi di La Spezia e Milano, dove le Linee Guida del Ministero vengono rispettate da sempre senza la richiesta di alcuna certificazione medica.

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Laura Di Cintio