Vegolosi

Di quando Rosa Luxemburg pianse per i bufali

E’ il 1917. Sono tre anni che Rosa Luxemburg è in carcere. Socialista e fra le fondatrici del Partito Comunista tedesco, questa donna dagli occhi scuri e profondi, studiosa, laureata in giurisprudenza dopo aver imparato a leggere e scrivere da sola, venne arrestata durante uno sciopero finito male. Venne rapita dai suoi oppositori politici nel 1919 e poi assassinata, come non è mai stato chiarito, ma probabilmente picchiata a sangue con il calcio di un fucile. Eppure, Rosa Luxemburg scriveva: “Quando si ha la cattiva abitudine di cercare una gocciolina di veleno in ogni fiore schiuso, si trova, fino alla morte, qualche motivo per lamentarsi” e mandava lettere piene di ottimismo alla sua amica del cuore Sonicka Liebnecht. Lei era in carcere, a Breslavia. Sonia era libera.

La compassione per gli animali

Nonostante la prigionia o forse proprio a causa di essa, Rosa Luxemburg propone in una delle sue bellissime lettere, pubblicata nel 1920 da Karl Kraus, il suo sguardo compassionevole a favore della sofferenza animale. Si tratta di poche pagine, ma di rara intensità e bellezza. Si trovano all’interno del volume “Un po’ di compassione” edito da Adelphi. Rosa, guarda fuori dalla finestra delle sua cella e vede un carro trainato da alcuni bufali; ad accompagnarli c’è un militare. “Sonia – scrive la Luxemburg – ho provato un dolore molto intenso […] per la prima volta ho visto questi animali da vicino, hanno grandi occhi mansueti, vengono sfruttati senza pietà…”.

Il militare percuote con un bastone i bufali che trainano un carico pesante, con ferocia. Un passante, come racconta sempre la socialista rivoluzionaria nella sua lettera, invoca un po’ di compassione per gli animali ma il militare risponde: “Non c’è compassione nemmeno per gli uomini”. Ed è in quel “nemmeno” che si nasconde tutta la storia dello specismo umano, di quella distanza costruita e mai abbattuta, di quella lontananza dalla natura che ci pone come “signori macellanti della Creazione”, come scrive Joseph Roth, citato sempre nel volume di Adelphi.

“Quella del bufalo – scrive Rosa Luxemburg continuando a descrivere la scena all’amica – è un’espressione simile a quella di un bambino che abbia pianto, che è stato punito e non sa per cosa né perché”. La scrittrice racconta di aver pianto a lungo e di aver visto in quella scena un unico dolore, un’unica debolezza ed un’unica nostalgia. Mentre il soldato si allontana dall’animale fischiettando, Rosa scrive: “Tutta questa grandiosa guerra mi passò davanti agli occhi”. Anche a noi.

Rosa Luxemburg
Un po’ di compassione
Adelphi
euro 5,99