Vegolosi

Oxfam shock: ecco il costo umano dell’industria della carne

Mentre i grandi temi della qualità del cibo che mangiamo e della condizione animale negli allevamenti intensivi dominano il dibattito pubblico in relazione ai retroscena nascosti dell’odierno sistema alimentare mondiale, c’è una questione altrettanto taciuta e molto importante che non viene discussa: le condizioni spesso disumane in cui versano i lavoratori dell’industria della carne.

In un report stilato da Oxfam America (una delle più importanti confederazioni internazionali nel mondo specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo) si legge che ai lavoratori dell’industria del pollame americani addirittura è vietato interrompere la produzione – che deve mantenersi sempre al massimo regime – per recarsi in bagno. Non è infrequente per loro quindi indossare pannoloni (“I had to wear Pampers”, dice uno degli intervistati) per evitare di allontanarsi dalla postazione di lavoro o rinunciare a bere per un lungo periodo di tempo sopportando un senso di disagio enorme.

Dalle centinaia di interviste fatte agli impiegati nelle maggiori industrie di pollame degli Stati Uniti (come Tyson Foods, Pilgrim’s e Perdue) è emerso come la smodata competitività tra aziende in questo settore stia più o meno consapevolmente inducendo i leader del mercato a ledere i più basilari diritti dei lavoratori.

Ad esempio, per ogni dollaro che i consumatori spendono per acquistare i Chicken McNuggets di McDonald’s, soltanto circa 2 centesimi arrivano veramente agli operai degli impianti di trasformazione del pollo che processano in media 40 bestie al minuto.

La crescita esponenziale della produzione di carne di pollo pesa sulle spalle di circa 250 mila lavoratori a cui fino a questo momento è stato richiesto di non divulgare le condizioni di lavoro presenti all’interno degli stabilimenti, in un vero e proprio clima di paura. Non c’è pietà per gli animali e tantomeno non vi è un briciolo di rispetto per i lavoratori. Basti pensare che, secondo le stime di Oxfam America, i dipendenti del settore si trovano a compiere lo stesso movimento per 20 mila volte al giorno. Il rischio è di riportare gonfiori e intorpidimenti come minime conseguenze di uno sforzo ripetitivo. Senza parlare del senso di alienazione da catena di montaggio che ricorda quello denunciato dal film Tempi Moderni di Charles Chaplin (in quel caso erano però gli anni ’30 del secolo scorso).

 

“Vale la pena perdere la mia salute, o magari un braccio per un po’ di soldi?” – Un lavoratore intervistato da Oxfam

 

Da parte di questa industria la maggior parte dei lavoratori viene considerata poco più che un numero, soprattutto quando si tratta di minoranze etniche, immigrati, rifugiati e donne: Oxfam sottolinea infatti che i lavoratori dell’industria del pollame sono tra i più vulnerabili e sfruttati degli Stati Uniti. Ma a fronte di queste accuse, le uniche due aziende che hanno risposto alla ricerca – Tyson Foods e Perdue – hanno assicurato che nessun diritto del lavoro è stato da loro violato e non si è mai assistito a episodi scandalosi come quelli emersi dalle interviste.

Serena Porchera