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Olio di allanblackia: la sperimentazione di Unilever

Olio di allanblackia. Potrebbe essere questo il prodotto del futuro dell’industria alimentare nel segno di una progressiva integrazione con l’impiego di olio di palma (e, conseguentemente, di un minore impatto ambientale). La produzione di generi alimentari a base di olio di allanblackia è ancora in fase sperimentale, ma se a investire su ricerca e sviluppo del prodotto è una multinazionale come Unilever la direzione potrebbe essere quella giusta.

L’allanblackia è un albero tipico della foresta tropicale africana dal quale è possibile ricavare un olio che ha tra le sue caratteristiche quello di solidificare alla temperatura giusta per produrre margarina in maniera simile a quanto avviene con l’olio di palma, ma attraverso un processo addirittura più semplice. Unilever ha iniziato a lavorare sull’allanblackia insieme a ricercatori locali già negli anni Novanta stringendo accordi con gli agricoltori africani per proteggere questa pianta indigena e favorirne la coltivazione. Coltivazione che, tuttavia, non risulta semplice a causa di quelle che sono le caratteristiche proprie dell’albero, che attecchisce lentamente e non è molto stabile.

Sul fronte del prodotto finito, Uniler ha fatto un test sul mercato svedese lo scorso anno lanciando la prima margarina realizzata con olio di allanblackia. Il riscontro non è stato positivo, ma la multinazionale ha deciso di non interrompere la sperimentazione e, mentre è al lavoro sul lancio di un nuovo prodotto per il prossimo anno, continua a comprare olio di allanblackia da più di 5mila agricoltori della Tanzania.

“Quello che stiamo facendo è continuare a sviluppare la catena di fornitori, anche se ancora il prodotto non ha mercato”, ha spiegato Rob Diks, senior technology manager di Unilever. La strada da percorrere perché l’olio di allanblackia possa anche solamente iniziare integrare quello di palma nella produzione industriale è comunque ancora lunga: Unilever compra da sola circa 66 milioni di tonnellate di olio di palma all’anno mentre al momento sono disponibili sul mercato solamente 100 tonnellate di olio di Allanblackia. L’obiettivo della multinazionale, spesso sotto i riflettori per scelte industriali discusse, in questa fase è “supportare un cambiamento nelle pratiche industriali”, ha detto Dicks, che vada nella direzione di una riduzione della deforestazione per la produzione di olio di palma e possa fungere da modello anche per altre compagnie. “Molte aziende hanno imparato la lezione sull’olio di palma. Forse – ha sottolineato anche Ramni Jamnadass, ricercatore capo dell’Icraf, organizzazione con sede in Kenya che lavora con gli agricoltori africani su progetti per la coltivazione di piante indigene – questa può essere un’opportunità per sperimentare un approccio differente”.