Vegolosi

Che noia Cruciani simbolo dello show senza argomenti

La tv ha i suoi ritmi e le sue regole. Le frasi forti, i concetti espressi a voce alta, i gesti plateali funzionano meglio e di più delle argomentazioni e del dialogo. Non sempre, è vero, si può dibattere a lungo, in tv quasi mai a dire il vero, ed è il motivo per cui la tv difficilmente è fatta per capire meglio. E’ il motivo per cui parlare di scelta vegana o vegetariana in tv non è facile, anzi, sembra quasi impossibile.

Il problema è la mancanza di argomentazioni e anche di conoscenza di alcune basi fondamentali. Cruciani, invitato per creare polemica a Tagadà su La7, parla con Daniela Martani dell’agnello e sostiene sia necessario per i vegani, al fine di essere coerenti, “suicidarsi a favore degli agnelli” stessi come fanno, a suo parere, gli Hindu per le vacche sacre. A parte che, ammetto l’ignoranza, non mi risulta che ci sia una pratica del genere, ma detto questo: perché parlare di “sofferenza e morte degli animali” per il giornalista de “La Zanzara” è una panzana? Quali le argomentazioni? E quali le argomentazioni cha fanno dire, sempre al buon mangiatore di costolette, che “I würstel vegani andrebbero ritirati dal mercato per contraffazione di marchio“: Cruciani da quando la parola “würstel ” è un marchio? E’ questo a cui mi riferisco quando parlo di mancanza di argomenti.

Perché lo psicologo Paolo Crepet, sempre durante la stessa puntata, interviene sulla questione dicendo che per dar da mangiare ai cani si uccidono apposta migliaia di animali? Crepet non sa che quel cibo proviene dagli scarti della macellazione della carne messa in commercio per noi umani? E perché associare la scelta vegan ad una “teoria sessuale” della privazione del piacere? Ha mai davvero provato a mangiare vegano per poter dire che questa cucina è caratterizzata da privazione? E perché il cuoco Vissani interviene sul tema dell’alimentazione vegana, questa volta su Rai Uno a Porta a Porta, dicendo che si tratta di una scelta caratterizzata da carenze? Come mai si fa confusione su una rete pubblica, sul fatto che i vegani non bevano il latte materno? Che noia questa voglia di dire la propria su tutto senza avere nessun tipo di esperienza né teorica, informandosi un minimo, né pratica, continuando a masticare agnello o prosciutto credendo che questo possa scandalizzare qualcuno.

Non è vedere qualcuno con un pacchetto di coniglio crudo o un panino al prosciutto che scandalizzerà né me, ne nessun altro che sceglie di mangiare vegano: quello che davvero mi farà rimanere a bocca aperta, prima o poi,  sarà una discussione di livello, con argomenti da entrambe le parti, con il giusto tempo per spiegarsi e portare avanti, giustamente, ognuno la propria sacrosanta visione del mondo. Non è una panzana quella della sofferenza animale, come non lo è quella dell’impatto ambientale della produzione di carne: i dati non li forniscono i “nazi vegani”, ma gli istituti nazionali e internazionali come l’Oms e le Nazioni Unite. E se Crozza/Germidi strappa sorrisi, ben venga: fa ridere perché la caricatura funziona e a me piace, tanto. L’autoironia dovrebbe essere una regola, sempre, per chiunque creda fermamente in qualcosa. Senza si rischia di diventare intolleranti e fastidiosi. Ci sono altri luoghi in cui prendere davvero seriamente il tema del rapporto uomo/animale.

E’ diventato terribilmente noioso vedere questi scontri fatti di frasi fatte e di grandi proclami volti allo scandalo e alla provocazione, sembra la Commedia dell’Arte: c’è il vegano attivista, quello moderato ma poco influente, c’è il carnivoro assetato di sangue, il giornalista che non modera, il grande cuoco che celebra la tradizione, e l’animalista “pazzo” che salva galline e agnelli.
Il dott. Paolo Sottocorona (sempre su La7, fra l’altro) questa settimana, ci ha insegnato quali sono davvero le cose nuove e non noiose: la competenza, l’intelligenza e l’educazione.

Federica Giordani