Vegolosi

Mercato vegan: cresce ed è subito business

La scelta alimentare vegana e vegetariana, si trasforma in vero e proprio fenomeno che coinvolge ben l’8% della popolazione italiana ma soprattutto mostra i denti rispetto ai numeri che muove e ai fatturati che determina. Insomma, se non per scelta, quanto meno per denaro, il che non è un male, intendiamoci.

Se la notizia lanciata dal’Oms sul tema carne e salumi come cibi che aumentano il rischio di cancro e altre malattie importanti, per alcuni non è stato il trampolino che ha portato al cambiamento bensì la rassicurazione definitiva che, se mangiata con moderazione, la carne è cosa buona, per molti che erano già sull’orlo della scelta le dichiarazioni internazionali hanno rappresentato una buona spintarella per fare il grande salto. In Italia è la salute che “muove il sole e le altre stelle” e non l’amore per gli animali o l’etica (almeno così ci riferiscono l’Eurispes e l’Istat). E’ così che nel paniere che calcola la nostra capacità di spesa arrivano anche le bevande vegetali (e chi l’avrebbe detto?). Insomma si cresce: non siamo più solamente omini emaciati e un po’ freak che credono nell’amore per tutti: siamo diventati consumatori, portafogli che si aggirano per il mondo ma che filtrano i loro acquisti con un certo occhio, attento e senza scrupoli.

Interessante conseguenza è l’adeguamento sempre più evidente dei supermercati e di famosi marchi alimentari, nel soddisfare queste richieste: ad esempio Coop ha creato l’area veg nel 2013 attraverso “ViviVerde”, gamma ricca di prodotti green e salutisti, Esselunga ha adottato vari marchi che segnalano la possibilità di acquistare vegan, altri ancora come il marchio Granarolo, ha introdotto sul mercato una linea vegetale di bevande in sostituzione del latte e persino Findus ha lanciato i burger vegetali. Questi ultimi, insieme al caro e vecchio Mc Donald hanno suscitato reazioni contrastanti fra il pubblico vegetariano e vegano: chi boicotta e chi assaggia, chi crede che “meglio siamo e meglio stiamo” e chi invece “Se prima eri zuppa, adesso non fare il panbagnato”. Sta di fatto che i fatturati salgono e le cifre sono interessanti.

Anche nel campo della ristorazione troviamo il fiorire di catene veggy in franchising, i ristoranti finalmente capiscono che fare la pizza senza mozzarella non è un peccato mortale e che mettendo più verdura e legumi nei menu non prenderanno di certo l’ergastolo, anzi. Si fa sempre “meno fatica” a viaggiare, a comprare vestiti e a fare la spesa. Bella cosa. Bellissima.

Se avete bisogno di documentarvi sulla cucina e sul lifestyle vegano e vegetariano, non preoccupatevi, anche l’editoria veg ha subito un incremento: sempre più libri di ricette, di consigli e di storie inerenti all’esperienza in assenza di carne, che potranno aiutarvi a  scegliere al meglio. C’è ci lo fa per seguire il trend, chi per convinzione come l’editore Sonda, con a capo Antonio Monaco e Paola Costanzo che sanno quello che pubblicano e credono in quello che leggono: “L’avvicinamento della gente è graduale – spiega Monaco – e il bilancio delle famiglie non cambia” e, aggiungiamo noi, se ben gestito, migliora.

Ultima considerazione: come porsi, da vegani etici, verso il consumo vegan di massa (se mai davvero lo diventerà?), come sentirsi con tutti questi riflettori puntati addosso quando prima si viaggiava in una “steppa sconfinata a 40 sotto zero?” come faceva il cosacco Popoff? Opporsi è inutile e snobbare le marche che decidono di aprire al vegan è una scelta che andrebbe fatta valutando prima la qualità e non l’idea o meglio non sempre. E’ giusto premiare le aziende che dell’etica fanno e hanno fatto una bandiera, ma poi c’è la vita di tutti i giorni, la spesa e i tempi che non coincidono e, quindi, se si fa meno fatica a fare la spesa, comprando cose buone che ci fanno bene, allora si, ben arrivati anche a voi grandi marchi, noi continueremo comunque a leggere le etichette: non deludeteci.

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