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Covid-19: “L’acqua del rubinetto è sicura”, l’Istituto Superiore di Sanità placa la corsa alle minerali

“Le acque di rubinetto sono sicure rispetto ai rischi di trasmissione della COVID-19 e non sussistono motivi di carattere sanitario che debbano indurre i consumatori a ricorrere ad acque imbottigliate o bevande diverse”. Con queste parole l’Istituto Superiore di Sanità, la scorsa settimana ha voluto tranquillizzare i cittadini italiani che hanno assaltato i reparti delle acque minerali in bottiglia nei supermercati.

Sulle pagine del suo sito l’ISS, nella parte dedicata alle “Pillole anti panico”, spiega che “le correnti pratiche di depurazione sono efficaci nell’abbattimento del virus, dati i tempi di ritenzione e i fenomeni di diluizione che caratterizzano i trattamenti, uniti a condizioni ambientali che pregiudicano la vitalità dei virus (temperatura, luce solare, livelli di pH elevati); la fase finale di disinfezione consente inoltre di ottimizzare le condizioni di rimozione integrale dei virus prima che le acque depurate siano rilasciate in ambiente”. Non è necessario quindi bere acque in bottiglia che, lo sappiamo sono una fonte di inquinamento da plastica enorme.

Purtroppo il nostro Paese si conferma il primo in Europa (secondo al mondo, dopo il Messico) per il consumo di acqua in bottiglia, principalmente di plastica, con un consumo procapite di circa 206 litri annui. Come abbiamo spiegato in un articolo recente, l’acqua del rubinetto non ha nulla da invidiare alle minerali, anzi, l’acqua di rubinetto è, cioè, sottoposta a un disciplinare molto più rigido e restrittivo rispetto a quello delle acque in bottiglia.