Vegolosi

La piramide alimentare cambia (un po’) e va (ancora di più) verso il vegetale

Dopo aver preso forma negli anni Cinquanta del Novecento grazie agli studi del nutrizionista americano Ancel Keys, la dieta mediterranea e la sua piramide hanno fatto (e continuano a fare) il giro del mondo diventando di fatto il modello più premiato, anche se non quello più seguito. Di recente, la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha revisionato lo schema della piramide per introdurre alcuni aggiornamenti basati sulle nuove evidenze scientifiche, ma anche sulle nuove abitudini alimentari delle persone.

Quali sono le differenze della nuova piramide alimentare mediterranea con quella vecchia?
Le differenze introdotte rispetto alla vecchia piramide non sono poi molte, ma sono certamente indicative, nonché quasi “politiche”, nel senso di una volontà chiara da parte di SINU di chiarire la propria posizione in merito all’equilibrio fra alimenti vegetali e di origine animale. In particolare, si evidenziano un paio di punti:

Insomma, di base, come chiaro da molti anni, la dieta mediterranea, pur prevedendo il consumo di latticini e carne, sta incoraggiando sempre di più un’alimentazione che sia basata su alimenti di origine vegetale, lasciando quelli di origine animale (soprattutto la carne rossa e quella lavorata, insieme ai formaggi stagionati come parmigiano e pecorino) sullo sfondo.

Perché la piramide alimentare è cambiata?
La presentazione della nuova piramide alimentare è avvenuta in occasione del congresso annuale della SINU, che si svolge nel 2025 dal 28 al 30 maggio a Salerno. Durante queste giornate, al pubblico di addetti ai lavori è stato presentato anche l’esito di alcune ricerche sulle nuove abitudini alimentari italiane, in particolare dei più giovani (adolescenti compresi). I risultati mostrano alcune tendenze preoccupanti, in particolare in relazione alla diminuzione del consumo di frutta e verdura: In Italia, il 9% di bambini e adolescenti dichiara di non mangiare mai verdure, il 7% frutta, il 26% alimenti a base di cereali integrali, il 14% latte e latticini, mentre il 47% dichiara di consumare più di 3 porzioni di carne a settimana”, spiega Francesca Scazzina, Professore Associato di Nutrizione Umana dell’Università di Parma e Membro del Consiglio Direttivo SINU.
Mentre il consumo di alcuni alimenti tradizionali è quasi completamente conservato anche al giorno d’oggi (ad esempio, il consumo di olio d’oliva), il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, latte e latticini e legumi sta diminuendo soprattutto tra le giovani generazioni e non è adeguato alle linee guida”, conclude Scazzina.

“Il modello aggiornato, quindi, prevede un’enfasi ancora maggiore sugli alimenti di origine vegetale“, spiega un comunicato stampa della stessa SINU, “in particolare frutta, verdura e olio extravergine di oliva, insieme alla promozione di cereali integrali e legumi, come principali fonti nutritive. Incoraggia un approccio misurato al consumo di alimenti di origine animale, in particolare limitando il consumo di carne rossa e lavorata e orientando verso schemi alimentari più sostenibili. La piramide sottolinea, inoltre, l’importanza della moderazione nel consumo di zuccheri aggiunti, sale e alcol”.

Chi segue la dieta mediterranea e chi non la segue: perché?
Molto interessanti i dati rilevati da SINU sulle motivazioni e il contesto che porterebbero bambini ed adolescenti verso queste scelte alimentari poco equilibrate.

Complessivamente, i principali determinanti di una maggiore aderenza alla Dieta Mediterranea per i bambini e gli adolescenti sono:

Tra i fattori che limitano l’aderenza alla Dieta Mediterranea nel nostro Paese si riscontrano: