Vegolosi

La macchia nera di Castel Volturno, individuati i colpevoli: è un allevamento di bufale

Lungo la foce del canale Agnena tra Castel Volturno e Mondragone litorale Domizio, quella macchia nera gigantesca e maleodorante era comparsa a pochi giorni dalla ripresa parziale delle attività industriali: era il 7 maggio scorso. Ora i responsabili di questo ennesimo crimine contro l’ambiente sono stati individuati grazie alle indagini da parte dei Carabinieri Forestali e della Capitaneria di Porto.

L’inquinamento degli allevamenti

Alcuni passanti avevano notato e segnalato con video e alcune foto che l’odore e il colore di quell’acqua solitamente cristallina, non erano normali. “C’è proprio puzza di cacca di bufale” diceva la cittadina che in un video girato lungo la foce del canale Agnena, mostrava la situazione. Allora l’ipotesi sull’origine di quegli sversamenti non era ancora stata accertata anche se l’odore appariva inconfondibile. Le indagini hanno confermato che quella macchia gigantesca che dilagava in mare era composta di reflui zootecnici provenienti da un allevamento di bufale a Capua; l’attività ora è stata posto sotto sequestro.

Sversamenti illegali

È bene ricordare che lo smaltimento dei liquami zootecnici è un problema ambientale molto serio e che la normativa europea, applicata dalle regioni, pone limiti molto severi in merito al loro eliminazione. Basta leggere la documentazione per sapere che i liquami provenienti dalle deiezioni degli animali non possono essere gettati :

• In aree non agricole.

• In aree boschive.

• In aree con pendenza media maggiore del 15% (se prive di
adeguate sistemazioni idraulico agrarie volte ad evitare il
ruscellamento).

• Quando la falda acquifera è a profondità inferiore a 1,5 metri.

• In aree di cava (qualora non siano state ripristinate ad uso
agricolo).

• Sulle coste dei laghi e dei mari.

• Nelle riserve naturali e nelle aree di tutela integrale (Zona A) dei
parchi.

• Nelle zone di rispetto di 200 metri dai punti di prelievo degli
acquedotti pubblici.

• Nelle fasce di rispetto di 5 metri dai cigli dei corsi d’acqua.

• In terreni gelati, saturi di acqua o inondati.

• Nelle aree sottoposte a rischio idrogeologico se prive di misure
per la mitigazione del rischio idrogeologico.

• Nei suoli a coltivazione orticola in atto, i cui raccolti siano
destinati ad essere consumati crudi da parte dell’uomo.