Vegolosi

Ispra avverte: il 64% delle acque italiane contaminate da pesticidi

In Italia il 63,9% delle acque superficiali e il 31,7 % di quelle sotterranee sono contaminate da pesticidi. Lo dice il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle acque pubblicato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. 

Tra il 2003 e il 2014 l’inquinamento delle falde sotterranee è aumentato del 10% e quello delle acque superficiali del 20%. In cima alla lista degli agenti inquinanti c’è il glifosato e il suo prodotto di decadimento, l’ampa, i più presenti nei campioni presi in esame. In particolare il glifosato è stato rilevato nel 40% dei campioni analizzati e l’ampa addirittura nel 71%. L’Ispra lo cita “fra i principali responsabili del superamento dei limiti di qualità ambientale”, livelli superati da un campione su cinque in tutta Italia.

Da precisare è il fatto che il glifosato e il metabolita AMPA sono stati cercati solo in Lombardia e Toscana (regioni in cui le indagini sono generalmente più efficaci).

In alcune regioni la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 70% dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria. Nelle acque sotterranee la diffusione della contaminazione è particolarmente elevata in Lombardia 50% dei punti, in Friuli 68,6%, in Sicilia 76%.

Si legge nel rapporto che durante le ricerche:

“Sono state trovate 224 sostanze diverse, un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012): questo dato indica una maggiore efficacia delle indagini condotte. Gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera, che ne determinano un trasporto più rapido nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Rispetto al passato, è aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi, soprattutto perché è aumentato il numero di sostanze cercate e la loro scelta è più mirata agli usi su territorio”.

Il problema della presenza di pesticidi ed erbicidi nelle acque e nel sottosuolo si estende anche ai prodotti agricoli e al cibo che portiamo in tavola dal momento che tracce di queste sostanze tossiche sono state rinvenute in alcune birre e numerose verdure come porri e lenticchie.

Sebbene si sia verificata una sensibile diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari (scesi nel 2014 a circa 130.000 tonnellate, con un calo del 12% rispetto al 2001) così come la quantità di prodotti più pericolosi e tossici utilizzata (- 30,9%), a favore di metodi di difesa delle piante coltivate meno impattanti per l’ambiente e la salute, la situazione anche in Italia è ancora molto critica.

A questo proposito Avaaz, la comunità online che si occupa di campagne pubbliche di mobilitazione in tutto il mondo, in collaborazione con la coalizione #StopGlifosato ha inviato una lettera al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, per chiedere un incontro in rappresentanza delle 38 organizzazioni italiane del settore dell’agricoltura biologica, dell’ambiente, della tutela del territorio, dei consumatori e degli oltre 110.000 italiani che hanno già firmato la petizione mondiale di Avaaz per chiedere la messa al bando del glifosato (sottoscritta al momento da più di 1 milione e 400mila persone in tutto il mondo). L’obiettivo ultimo di questo incontro è invitare il governo italiano a opporsi al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato in Europa in seguito alla sua recente classificazione come “probabilmente cancerogeno” da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro.

Entro giugno la Commissione Europea è chiamata a decidere sulla possibilità o meno di rinnovare l’uso del glifosato per i prossimi 7 anni anziché i 15 previsti.

L’auspicio da parte di Avaaz è però ancor più drastico: “L’obiettivo è quello della sua completa eliminazione entro il 2020 e la cancellazione dei sussidi nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale 2014 – 2020 per le aziende che utilizzano ancora questo diserbante, sotto accusa per la sua potenziale pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente”.

Serena Porchera