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Visoni, anche l’Estonia vieta gli allevamenti

L’Estonia è il primo paese baltico a vietare l’allevamento di animali da pelliccia

L’Estonia è il primo Paese baltico e la sedicesima nazione dell’Unione Europea ad aver approvato una legge che vieta l’allevamento di animali per la produzione di pellicce. Dopo due tentativi falliti nel 2017 e nel 2019, il Parlamento estone, con 55 voti a favore su 101, ha dato voce alla maggioranza dei cittadini, ufficializzando il divieto, che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2026, dopo un periodo di transizione di cinque anni valido sino al 31 dicembre 2025.

“Oggi festeggiamo con l’Estonia, che diventa il primo Paese baltico a vietare l’allevamento di animali da pelliccia, e ci congratuliamo con le associazioni locali che operano per il benessere degli animali che, con le loro campagne, da anni si sono impegnate per ottenere questo divieto”, ha affermato Claire Bass, direttore esecutivo di Humane Society International del Regno Unito “Questa vittoria è un’ulteriore conferma che ingabbiare e uccidere animali, con l’unico scopo di farne cappelli con pompon, è un’attività che deve finire e speriamo che i politici delle vicine Finlandia e Polonia siano ispirati da questa decisione, e che l’Europa volti le spalle al crudele e inutile commercio di pellicce”.

Visoni e volpi sono tra gli animali più colpiti per la produzione di pellicce

La decisione arriva in un momento di forte crisi del settore causata, come nel resto d’Europa, da un aumento di consapevolezza e sensibilità da parte dell’opinione pubblica, che negli anni si è detta sempre più contraria all’ allevamento di animali come volpi e visoni per produrre pellicce. Ciò ha causato un calo della domanda del prodotto sul mercato interno e una riduzione degli allevamenti, dai 41 nel 2015 ai 25 del 2018. Lo scorso febbraio, infatti, il più grande allevamento di animali da pelliccia in Estonia, che in passato allevava circa 30.000 volpi e 130.000 visoni, secondo quanto riferito dall’associazione Fur for Animals, era già vuoto.

La sospensione italiana

Con questo storico provvedimento il Paese baltico si allinea alla politica intrapresa negli ultimi anni dall’ormai maggioranza degli Stati dell’Unione europea. In Italia, invece, al momento permane la sola sospensione delle attività di allevamento di visoni prevista dall’ordinanza del Ministro della Salute, Roberto Speranza, dello scorso febbraio, valida fino alla fine dell’anno. La decisione è stata assunta dopo i casi di contagio da Covid-19 verificatisi tra gli animali, in Italia ma anche in molti altri Paesi europei, che hanno portato alla soppressione di migliaia di esemplari di visoni.

Situazione che ha spinto cittadini e associazioni animaliste a chiedere con ancor più forza la stop alle attività anche nel nostro Paese. A inizio aprile la proposta era stata avanzata anche dalla Regione Lombardia, con tanto di richiesta di ristori previsti per la conversione e il sostegno delle aziende d’allevamento in questione.

Allevamenti di pellicce in Europa: la situazione (Photo curtesy of Essere Animali).

Gli europei favorevoli allo stop definitivo

Secondo un sondaggio commissionato da Eurogroup for Animals e Four Paws, condotto da YouGov, non sono solo le ONG a richiedere il divieto di allevare animali per la produzione di pellicce, ma anche i cittadini. Il 77% della popolazione adulta del nostro Paese, evidenza la ricerca, ritiene, infatti, che l’Unione Europea dovrebbe porre fine con urgenza all’attività di allevamento di animali da pelliccia per proteggere la salute delle persone e degli animali.

Una percentuale simile di popolazione, circa il 74%, è d’accordo sul fatto che gli Stati Membri dell’Unione Europea, inclusa l’Italia, dovrebbero intervenire per estendere il divieto a più nazioni possibili. Il sondaggio è stato realizzato online tra il 25 e il 29 marzo 2021 anche in altri Paesi Eu come Francia, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria ed Estonia, mostrando come la maggioranza dei cittadini europei sia contraria agli allevamenti di animali da pelliccia. Inoltre, è emerso come i cittadini italiani abbiano manifestato il consenso percentuale più alto nelle risposte al sondaggio. Tale consapevolezza non è del tutto una novità per il nostro Paese, infatti negli scorsi anni anche il Rapporto Italia, l’autorevole sondaggio condotto ogni anno da Eurispes, aveva rilevato un ampio consenso in questa direzione.

Nonostante il sostegno pubblico, tuttavia, il Governo italiano – a oggi – non ha ancora preso una posizione definitiva sulla questione e l’Unione Europea non ha effettuato azioni decisive per la chiusura e la proibizione degli allevamenti.