Vegolosi

“Cool burning”: bruciare le foreste per salvarle dalla devastazione

For tens of thousands of years, Aboriginal people - the oldest continuous culture on earth - have been strategically burning the country to manage the landscape and to prevent out of control fires. At the end of the wet season, there's a period of time where this prescribed burning takes place. I visited West Arnhem Land in April/May 2021 and witnessed prescribed aerial and ground burning.

Si usa con cautela il fuoco, in modo che si muova lento, basso e controllato fra i residui di vegetazione che, se colpiti da un incendio naturale, potrebbero davvero distruggere una intera foresta. Il “cool burning” è un’antichissima pratica, in uso ancora oggi, delle comunità indigene australiane. Il popolo dei Newarddeken tra le fiamme del fuoco controllato, è  protagonista dello scatto di Matthew Abbott che ha vinto, per la sezione “Photo Story”, il Wolrd Press Photo Contest 2022.

Cos’è la combustione a freddo

Scatto da “Saving forests with fire” di Matthew Abbott

Il popolo di Nawarddeken, gli originari proprietari della West Arnhem Land nel nord dell’Australia, ha sempre considerato il fuoco un alleato per ringiovanire la terra e continua a utilizzarlo come strumento per gestire la propria casa di 1,39 milioni di ettari. La pratica della combustione a freddo permette di generare nuovi habitat irregolari preferiti dai piccoli animali e impedisce a fulmini e incendi di consumare il terreno velocemente. Il fuoco controllato, al calare della notte, muore naturalmente grazie all’aria densa di umidità. Questa ustione forestale tradizionale impedisce così il verificarsi di incendi più violenti e distruttivi nei mesi più caldi e secchi dell’anno. I nativi, e questo è un altro aspetto sorprendente, combinano questa tradizione con le tecnologie contemporanee sfruttando anche la combustione aerea e la mappatura digitale per prevenire gli incendi.

Sfortunatamente, nei secoli di repressione euro-australiana degli aborigeni, la pratica del cool burning è andata scomparendo: i primi coloni, infatti,  consideravano il fuoco una minaccia e non erano in grado di comprendere che la combustione a freddo era una pratica efficace per la conservazione del paesaggio. Questo rese estremamente più vulnerabili gli habitat,e le gravi conseguenze di questo cambiamento nella gestione del territorio sono ora sempre più evidenti. Solo la scorsa stagione infatti sono stati attaccati dalle fiamme più di 18,626 milioni di ettari di terra australiana (su un totale di 769 milioni) e 1,25 miliardi di animali selvatici sono stati uccisi. Finalmente però l’interesse di agricoltori, proprietari terrieri e comunità verso questa pratica e più in generale verso la tutela del proprio Paese, è in aumento e si spera che possa piano piano essere implementata anche a livello nazionale.  

Una passeggiata fra le fiamme

Il fotografo Matthew Abbott , classe 1984, originario di Sidney,  storyteller e fotoreporter conosciuto per aver raccontato le storie sociali, culturali e politiche dell’Australia suburbana e regionale contemporanea, non poteva esimersi dal raccontare questa storia. In occasione del World Press Photo Contest ha ripreso in mano una vecchio viaggio del 2008. Allora viveva e lavorava ad Arnhem Land, territorio del nord in Australia: venne invitato a fare una lunga passeggiata tra i boschi dal popolo di Nawarddeken. Fu lì che, per la prima volta, li vide lavorare per salvaguardare la loro terra con la tecnica del fuoco controllato e circa 10 anni dopo Matthew vi ha fatto ritorno grazie ad un servizio per il National Geographics, per testimoniare come il popolo indigeno con l’antica pratica del cool burning stia contribuendo a salvare l’ambiente.

Scatto da “Saving forests whit fire” di Matthew Abbott

Con il suo progetto “Saving Forests with Fire” il fotografo ha mostrato come il popolo di Nawarddeken abbia imparato a convivere e a utilizzare strategicamente il fuoco per proteggere il proprio territorio: “Una delle mie foto preferite del lavoro che ho svolto, è quella in cui si vede una famiglia che segue questa linea di fuoco. Il fuoco è parte della loro quotidianità. Non è più qualcosa di cui avere paura”. Seguendo i ranger di Warddeken, Abbott, ha potuto documentare con immagini spettacolari e intime questo sistema perfettamente integrato con la natura. Nello scatto vincitore del World Press Photo Story, il fotografo ha immortalato Conrad Maralngurra mentre sta bruciando l’erba al fine di proteggere la sua comunità, i Mamadawerre, dagli incendi di fine stagione.

“Le storie e le fotografie dei vincitori sono interconnesse – ha dichiarato la presidente della giuria globale del premio Rena Effendi – tutti e quattro, a modo loro, affrontano le conseguenze della corsa al progresso dell’umanità e i suoi effetti devastanti sul nostro pianeta. Questi progetti non solo riflettono sull’urgenza immediata della crisi climatica, ma ci danno anche un’idea delle possibili soluzioni”, e aggiunge , “insieme, i vincitori rendono omaggio al passato mentre abitano il presente e guardano al futuro“. 

Un saggio illustrato di Abbott sul tema uscirà a metà aprile come parte di un numero speciale del National Geographic Magazine sulle foreste di tutto il mondo, accompagnato da un articolo scritto dalla giornalista Kylie Stevenson.