Vegolosi

Be fair be vegan: Times Square ospita la campagna per i diritti animali

Il vegan conquista Manhattan. Dall’8 agosto al 4 settembre la piazza più famosa del mondo ospita infatti la campagna “Be fair be vegan”: per quattro settimane uno dei maxi schermi di Times Square e la facciata del centro congressi Javits Center saranno occupati da una serie di immagini dedicate al tema del rispetto dei diritti animali. Negli stessi giorni le strade del centro di New York si riempiranno di manifesti incentrati sulla questione della produzione dei prodotti caseari.

“Be fair be vegan è una campagna che spinge chi la guarda a considerare il volto e i sentimenti degli animali che usiamo per produrre cibo e abiti, fare ricerca e spettacolo”, spiegano i promotori dell’omonima organizzazione no-profit vegan con sede in Colorado. L’obiettivo è “invitare i passanti a prendere in considerazione il contesto delle vittime dell’industria animale e a considerare gli animali per quello che sono: esseri senzienti la cui vita ha un valore”.

Per tutto il mese di agosto, su uno dei maxi schermi di Times Square si alterneranno tre diverse presentazioni, ognuna delle quali composta da una ventina di pannelli che ruoteranno sullo schermo ogni 2 minuti. Like Us, Which One? e Different but Equal i titoli scelti per le presentazioni, studiate da Joanna Lucas, con foto di pulcini, vitelli, oche, maiali, galline e mucche molti dei quali salvati e ritratti da Pete Crosbie, a capo del Willowite Animal Sanctuary, santuario per animali del Sud dell’Australia.

“Milioni di essere senzienti sono considerati oggi dalla cosiddetta società “civilizzata” niente di più che beni di possesso sui quali i proprietari sono legittimati a esercitare le più diverse forme di barbara crudeltà in nome del profitto, dell’interesse o del piacere. Come consumatori – sottolineano i promotori della campagna – abbiamo il potere di riprendere il controllo su questa situazione e chiedere di porre fine all’uso degli animali. L’esplosione della violenza nel mondo ci porta a riconsiderare il nostro rapporto con gli animali non-umani e a riconoscere che essi non sono oggetti in nostro possesso come non lo è nessun altro essere vivente. Sono anch’essi individui la cui vita ha un valore, che provano dolore, hanno paura della morte e hanno il diritto di vivere senza essere oppressi”.

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