Vegolosi

Multinazionali – Dizionario vegano contemporaneo

Ogni settimana, uno spunto di riflessione sulle tematiche che ci stanno a cuore.


A cavallo fra etica, mercato e voglia di conquista del mondo, si trova un dibattito sempre aperto e molto complicato. La domanda di base è: «È un bene o un male che le grandi aziende, approdino nel mercato dei prodotti vegani?». La questione si dipana fra due grandi fazioni contrapposte. Da una parte ci sono i sostenitori di un mercato puro, coloro i quali gridano al boicottaggio e che non vogliono immaginare prodotti vegani creati da aziende che non siano eticamente ineccepibili su tutti i fronti, compreso quello della gestione delle risorse umane. Dall’altro ci sono coloro che festeggiano con grande entusiasmo l’arrivo sul mercato di novità vegane create da grandi marchi, in quanto significativi simboli di un cambiamento di rotta dettato, è chiaro, dalle richieste del pubblico, ossia di chi spende denaro e genera fatturato, principale stella polare di chi vende prodotti.

Non esiste una risposta vera a questa dicotomia e il motivo è semplice: siamo nel bel mezzo di un’enorme fase di transizione produttiva ed economica appena avviata – nonostante la storia secolare delle riflessioni sul tema vegano – che sta iniziando a mostrare i suoi primi timidi passi in un mercato che ancora non si è affatto deciso. La maggior parte della popolazione mondiale non segue un’alimentazione o uno stile di vita vegetariano o vegano ( i vegani nel mondo sono l’1%) , ma quello che viene definito “trend”, si sta rivelando e come sempre c’è anche un effetto domino. La prima azienda che apre le danze, porta le altre ad imitarla. Da una parte, quindi, la richiesta, dall’altra l’effetto emulazione. Che funziona, sia ben inteso, anche al contrario: se una grande azienda lascia il settore, anche le altre una domanda se la fanno.

Possono le piccole aziende 100% etiche cambiare le cose a livello globale? Difficile. Possono (potrebbero) farlo le multinazionali? Probabile, ma non per questo sicuro. Quello che non può né deve mancare per evitare che le aziende tornino sui loro passi è una cultura condivisa della necessaria maggiore sostenibilità delle produzioni e delle scelte, e questa viene senza dubbio dal basso: non solo dai clienti ma anche dalle piccole e medie imprese che creano precedenti, innovazione e idee.

Quindi, forse, la dicotomia, non è nemmeno tale: potremmo immaginare un mondo nel quale sia le piccole imprese che le grandissime si confrontano sullo stesso terreno, mirando sempre di più al 100% sostenibile e lasciando poi al cliente solo l’imbarazzo della scelta. Difficile, è vero, ma non impossibile. 


Questo articolo è una delle rubriche che trovi sul nostro magazine digitale Vegolosi MAG