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Gli animali nell’antico Egitto: fra dèi, frodi, mummie e meraviglie

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Di seguito l’anteprima dell’articolo

di Federica Giordani

Erano incarnazione degli dèi, compagni di vita ma anche centro di traffici e frodi, nonché elemento non minoritario sulle tavole. Gli archeologi e gli egittologi studiano le loro mummie che sono giunte sino a noi a migliaia. Ecco cosa sappiamo degli animali e del rapporto che con loro ebbe una popolazione che dominò 4mila anni di storia.

C’erano anche i cani poliziotto ad aggirarsi fra le vie di Tebe, Menfi e Karnak, antiche città lungo le sponde del Nilo. Ce lo dicono le pitture che ricoprono le pareti stuccate dei maestosi templi dedicati alle divinità, ma anche i disegni sugli ostrakon, frammenti di terracotta che potremmo definire come i “fogli di brutta” del periodo. Gli animali, tutti gli animali, facevano parte del grande disegno divino, erano compagni, strumenti, divinità, armi letali.

“Nella cultura egizia – racconta Christian Greco, egittologo e direttore del Museo Egizio di Torino dal 2014 – il mondo è
abitato dalle divinità, le divinità sono immantinenti nella natura”. La natura non è qualcosa di estraneo rispetto alla quotidianità: il Nilo è sacro, così come lo sono il cielo, la terra e gli animali che fanno parte di un disegno che, però, ha pur sempre al centro l’uomo.

MUMMIE ANIMALI E FRODI NEI TEMPLI

La maggior parte dei resti animali che sono giunti fino a noi dalla civiltà egizia sono rappresentati da mummie animali o resti sepolti in vere e proprie necropoli a loro dedicate. Nel 2018 a Saqqara, uno dei siti di scavo ancora più ricchi di misteri da svelare, sono emersi migliaia di reperti animali fra mummie di gatto, scarabei, coccodrilli e tori: una necropoli che…


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