Investigazioni negli allevamenti: “Ecco come funzionano le incursioni”

Allevamenti intensivi

Conosciamo sempre meglio la situazione degli allevamenti intensivi grazie a loro, i volontari che compiono le “investigazioni” sotto copertura per le associazioni animaliste (fra le quali Essere Animali che ci ha supportato nella realizzazione di questa intervista). Abbiamo voluto intervistare uno di loro, di cui non forniremo le generalità per garantirne la sicurezza. L’obiettivo è capire come agiscono, chi sono queste persone e cosa sperano di ottenere con le loro azioni.

Come scegliete gli allevamenti in cui compiere le investigazioni?
La cosa fondamentale è la nostra sicurezza, quindi li scegliamo in base alla vicinanza rispetto alle abitazioni dell’allevatore: prediligiamo gli allevamenti che non hanno al loro interno le case dei proprietari e dei custodi. Li troviamo noi attraverso ricerche in Internet – ci sono dei siti in cui vengono registrate le aziende della zootecnia – ma anche tramite Google Maps. Sappiamo riconoscere, in base alle nostre ricerche, di che tipo di allevamento si tratta e quali animali ci sono all’interno: sappiamo distinguere un allevamento di maiali da uno di polli.

Com’è la vostra giornata, quando dovete realizzare una di queste investigazioni?
Noi viviamo tutta la giornata tranquillamente, ognuno con le proprie specifiche attività personali. Cerchiamo di mantenere alta la concentrazione perché sappiamo che poi, per delle ore, saremo impegnati in questa attività. Cerchiamo anche di arrivare all’investigazione molto riposati. Emotivamente è un discorso diverso: non si rimane mai indifferenti, entrando negli allevamenti si entra in contatto con la sofferenza degli animali. Ma in realtà è proprio quello il nostro obiettivo. Noi vogliamo documentare, con le immagini, quella che è la normalità all’interno degli allevamenti, come vivono gli animali, come sono le loro condizioni di salute e anche le condizioni della struttura, igieniche e non. Emotivamente, insomma, è molto pesante.

In quali momenti della giornata realizzate le investigazioni?
Ne esistono di due tipi, quelle diurne e quelle notturne. Le più “popolari” sono quelle notturne: individuiamo un allevamento, cerchiamo di entrare senza distruggere recinti e reti perché dobbiamo fare in modo che l’allevatore non scopra che qualcuno si è introdotto nell’allevamento. La maggior parte delle porte degli allevamenti sono aperte: quelli con i maiali sono quasi sempre accessibili mentre quelli con i conigli o con i tacchini quasi mai. Non so perché ci sia questa differenza, forse perché è più difficile eventualmente “rubare” un maiale che pesa anche 300 chili piuttosto che un coniglio. Nelle investigazioni notturne i due “soggetti” in qualche modo interagiscono, l’attivista vuole arrivare vicino agli animali, è libero di muoversi all’interno della struttura e di filmare quel che vuole nei vari reparti.

Come sono, invece, le investigazioni diurne?
Di giorno noi entriamo nell’allevamento proprio insieme all’allevatore e ai dipendenti: in questo caso o abbiamo il loro “ok” per filmare – non sanno che siamo attivisti – oppure utilizziamo telecamere nascoste.

Cosa cercate di riprendere all’interno degli allevamenti?
Gli attivisti cercano animali che mostrano comportamenti strani, che versano in gravi condizioni, che sono moribondi o cadaveri: quando si visita un allevamento si ha un’altissima probabilità di ritrovarsi davanti a cadaveri di animali, in questi anni abbiamo visitato tantissimi allevamenti e sono tutti uguali gli uni agli altri.

In quanti siete quando fate le investigazioni?
Durante le investigazioni notturne siamo in quattro o cinque persone, in quelle diurne siamo al massimo in due. Questa differenza sta nel fatto che ovviamente per le investigazioni notturne occorre che qualcuno resti fuori a fare “da palo”.

Quanto dura l’attività di preparazione di un’investigazione?
Prima delle investigazioni, il lavoro che sta a monte può durare anche diversi mesi. In passato alcune nostre investigazioni hanno richiesto un’attività costante anche per nove mesi. Dipende dall’obiettivo dell’investigazione, dalle autorizzazioni che riesci a ottenere, ma anche dalla qualità di uscite che fai: per alcune investigazioni, infatti, le uscite possono essere diverse, fino a quanto non si riesce a ottenere immagini ottimali. Le investigazioni, poi, possono essere o “di denucia” o legate a delle campagne di pressione: anche questo influisce sulla durata dell’investigazione.

Le vostre investigazioni sono legali?
Le nostre investigazioni non sono legali. Non chiediamo il consenso da parte dell’allevatore, rischiamo denunce per violazione della proprietà privata. Quando mostriamo e pubblichiamo le immagini registrate durante le investigazioni, però, non siamo a rischio di denuncia da parte dell’allevatore perché le immagini non mostrano mai elementi che possono permettere di individuare l’allevamento preciso o il macello preciso. Fino a quando non c’è una denuncia specifica da parte dell’allevatore, noi non rischiamo nulla. C’è anche da dire che, dopo la pubblicazione delle immagini, è molto difficile per un allevatore riuscire a capire che si tratta della sua proprietà: gli allevamenti sono davvero tutti molto simili tra di loro, anche a livello strutturale.

I vostri video poi diventano elementi per una denuncia?
Noi vogliamo creare un dibattito nella società, vogliamo creare consapevolezza. La pratica dello sfruttamento animale è legittimata nella nostra società, quindi noi vogliamo creare questo dibattito. Il nostro obiettivo quindi non è sporgere denuncia. Noi vogliamo diffondere e svelare quello che c’è negli allevamenti ma non denunciare il singolo allevatore, non è nel nostro interesse.

Prima di pubblicare un video, voi mostrate le immagini a medici o ad avvocati?
Dipende. A volte abbiamo mostrato il video a un medico esperto in materia anche per avere una “spiegazione” più accurata da parte di persone in questo senso più esperte e competenti di noi, “semplici” attivisti.

Siete mai stati scoperti da forze dell’ordine e custodi?
No, mai, ma questo perché le investigazioni avvengono sempre dopo un’accurata “indagine” per garantire la nostra sicurezza.

Quali attrezzature portate con voi durante un’investigazione?
Vogliamo realizzare investigazioni di alta qualità e quindi la nostra strumentazione è di alta qualità: fotocamere, videocamere, faretti, telecamere nascoste, ma anche un drone che abbiamo acquistato di recente.

Chi paga per queste investigazioni?
Abbiamo i fondi della campagna di tesseramento dei nostri soci, sennò abbiamo i soldi che entrano grazie alle donazioni e alle iniziative di autofinanziamento che organizziamo frequentemente durante l’anno. Non c’è nessuno che paga, quindi, ma siamo noi che negli anni abbiamo raccolto una sorta di cassa.

Che rapporto c’è con i giornalisti?
Noi cerchiamo l’attenzione dei media perché il nostro obiettivo è diffondere i nostri lavori a quanta più gente possibile. Le nostre investigazioni sono spesso riprese da grandi testate nazionali. Abbiamo inoltre contatti con alcuni esponenti politici: non ci interessa però il loro schieramento, noi cerchiamo solo persone che possano portare le nostre argomentazioni nelle sedi politiche competenti.

A quando risale la tua prima esperienza durante un’investigazione? Che ricordo hai di quella esperienza?
La mia prima investigazione è stata nel 2011 in un allevamento di maiali. Secondo me questi allevamenti sono i peggiori di tutti, i maiali per certi versi comunicano tantissimo con lo sguardo e con le loro azioni, riconosci molto chiaramente la loro sofferenza, sono empatici con l’uomo, capisci quando soffrono. Anche negli altri allevamenti le immagini a cui assisti sono simili però in quelli di maiali sono, se possibile, ancor più forti. Dal 2011 a oggi sono diventata una persona più matura, ho accresciuto la mia esperienza, in un certo senso sono una persona sempre più preparata alla sofferenza degli animali pur considerandola profondamente inaccettabile. È come se ti formassi una sorta di scudo: sai che ti ritroverai davanti a un’immagine di estrema sofferenza ma sai anche che dovrai in qualche modo abituartici. Adesso a me, sul momento, quasi non fa più effetto assistere a queste scene, ma accumulo talmente tanta tensione e tanta rabbia che poi, qualche giorno dopo l’investigazione, crollo e sfogo tutto col pianto. Però non è mai facile compiere un’investigazione ed entrare negli allevamenti, una volta che ci entri poi dovrai anche uscirne.

Domenico D’Alessandro

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