Giuseppe Lanino: “Il mio teatro vegan per onnivori”

Giuseppe Lanino - La carne è debole

Può l’alimentazione diventare spunto per creare della cultura? O ancor di più, può farlo addirittura la zootecnia? Possono farlo anche gli allevamenti intensivi? La risposta a tutte queste domande è “sì” grazie a Giuseppe Lanino, noto attore di teatro che il 29 e 30 ottobre porta in scena al Pim Off di Milano lo spettacolo “La carne è debole“. Un monologo che ha scritto lui stesso e in cui inserisce tutta quella che è la sua esperienza sugli animali e su un’alimentazione basata su di loro. Partendo dal fatto che lui è vegano ma soprattutto ha studiato veterinaria, prima di intraprendere una carriera che lo ha portato su una strada totalmente diversa. L’amore per gli animali però è rimasto immutato negli anni e ora questo monologo gli permette finalmente di unire le sue due più grandi passioni: il teatro e, appunto, gli animali. Vegolosi lo ha raggiunto durante le prove e gli ha chiesto cosa lo ha portato a scrivere quest’opera di teatro incentrata su un argomento di così forte impatto ma in qualche modo difficile da trattare col grande pubblico: semplicemente la voglia di trattare questo tema in maniera sufficientemente esaustiva e comprensibile, con «una formula giusta nonostante l’argomento noioso». Nello spettacolo ci sono numeri, «numeri tecnici» li chiama Lanino, ma la messa in scena è ugualmente efficace. Però Giuseppe ci tiene a precisare un punto: «Questa teatrale è per gli onnivori e i carnivori», spiega: se siete vegetariani o vegani, insomma, e volete assistere allo spettacolo, fatevi accompagnare in teatro da un amico che mangia carne.

Lanino è vegetariano da sei anni e vegano da due. Ha sposato questo stile alimentare leggendo “Se niente importa” di Jonathan Safran Foer. Avendo studiato veterinaria, «mentre leggevo quel libro mi rendevo conto che le sapevo tutte, quelle cose: avevo una forte rabbia e mi sentivo molto stupido perché si era risvegliato il senso critico che ci formavano in università nei confronti della zootecnia e degli allevamenti intensivi». Temi che ora, a distanza di qualche anno, è riuscito finalmente a inglobare in uno spettacolo teatrale che, nelle rappresentazioni finora tenute, gli ha portato ottimi pareri da parte del pubblico in sala. Su un punto, però, Giuseppe è meno “soddisfatto”: la difficoltà che incontra, quando gira l’Italia in tournée, per trovare dei posti in cui poter mangiare veg. Ma anche su quello, dice, pian piano sta cambiando la consapevolezza anche nel nostro paese: «Negli ultimi due anni c’è stato un cambio di rotta nella coscienza comune. Resta sempre che quando dici di essere vegano susciti sarcasmo e ironia, non si riesce mai a intavolare un discorso sereno. Anche per questo ho scritto il monologo». Che racchiude tutto il suo pensiero, quindi non resta altro che sedersi in sala e aspettare che si apra il sipario.

Intervista di Domenico D’Alessandro

Le foto sono state scattate durante il festival Play with food di Torino da Alain Battiloro

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