Bufale, maiali, mucche, galline: che cosa ancora non è chiaro nel 2017?

Non ci sono più scuse, c’è solo la necessità di una grande profonda presa di coscienza collettiva: torniamo al buon senso

Bufalino

“Animali come noi” sta mostrando quello che da decenni, anzi (senza mezzi televisivi) millenni, moltissimi hanno già detto: l’allevamento è una guerra contro la natura, contro gli animali e anche contro l’uomo. Non ci sono più scuse, se ce ne sono mai state, per non sapere. Che cosa non è ancora chiaro e che cosa spinge la maggior parte delle persone a voltare la testa dall’altra parte, a non comprendere che qui non si sta più parlando nemmeno di etica: siamo ad un livello diverso, quello dei nervi scoperti, del buon senso.

bovini macello

Nella nuova puntata della trasmissione inchiesta condotta ed ideata da Giulia Innocenzi, oggetto sono stati gli allevamenti di bufale in Campania e in Lazio. Siamo in Italia, questo andrebbe chiarito a gran voce: niente stelle e strisce, niente vaste pianure sconfinate senza legge, ma il nostro paese, quello delle eccellenze gastronomiche riconosciute in tutto il mondo. Qual è il prezzo? Il prezzo, eccellenza o meno, per addentare una mozzarella morbida o un panino al prosciutto sta negli occhi di quel bufalino che vedete in apertura e non ci sono “Ma è buono…” o “Perché si è sempre fatto così”: quello sguardo va sostenuto, non si può più girare la testa dall’altra parte. E mi perdonerà Giulia, che ho conosciuto e il cui lavoro apprezzo da collega, ma non è più nemmeno questione di “qualità del prodotto” di “rischio per i consumatori”: è questione di civiltà. Come dice la professoressa Kemmerer nel suo ultimo libro “chi ha possibilità di scelta alimentare ha una responsabilità morale”. Siamo nel 2017, la carne e i suoi derivati non sono più necessari per l’alimentazione e il benessere umano, non lo dicono i “vegani” questa gente strana che piange davanti ai camion che portano gli animali al macello, o che mangia “semi e bacche”, lo dicono i medici, le associazioni internazionali.

maiale camion

Non regge più nemmeno la scusa del “sono animali”: quando l’allevatrice che picchia con un bastone una bufala si rivolge a questa parlandole e cercando di “insegnarle” come comportarsi, significa una cosa cosa ossia che gli essere umani riconoscono sempre negli occhi, nei comportamenti e nel linguaggio non verbale degli animali una simbiosi pre verbale, quella che si instaura anche fra i bambini più piccoli e gli animali, come racconta la psicologa Annamaria Manzoni. Quel bufalo appena nato è un cucciolo, “ci si affeziona“. Allora basta, basta davvero andare contro le nostre stesse emozioni, le nostre percezioni profonde di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato in nome della produzione, in nome dei soldi. I soldi sono importanti, la produzione anche ma anche quest’ultima può cambiare. Le aziende che si convertono ci sono, non è facile, certo, ma il mercato si sta muovendo, i consumatori sanno.

produzione foie gras
Che cosa c’è di normale o naturale in decine di maialini che tentano di succhiare il latte dalla madre rinchiusa dietro le sbarre, in una mucca che grida perché separata dal proprio vitello: fermiamoci un attimo, pensiamo, ricolleghiamo gli acquisti al cuore, al buon senso. Le abitudini ci sono per essere cambiate, non c’è nessuna frase più pericolosa di “Sì è sempre fatto così”.

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